Tributo #7 Olanda and Gay’s Marriage

Paesi Bassi

 

 

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Paese Bassi. Stato membro dell’Unione Europea, situato nell’Europa occidentale e costituente la parte principale del Regno dei Paesi Bassi il quale comprende anche altre tre nazioni costitutive costituite dalle isole caraibiche di Aruba, Curaçao e Sint Maarten.

L’ Olanda è probabilmente il paese più liberale del mondo nei confronti di gay e lesbiche.

Stamattina, dopo essermi svegliato, sono rimasto per alcuni minuti nel letto a guardare il soffitto. Ho ripensato al sogno fatto durante la notte. Ho sognato che ero in procinto di sposarmi. Non chiedetemi con chi, perché non ne ho idea, ricordo che ero stressato per i preparativi e innervosito perché il fioraio non riusciva a trovarmi delle orchidee nere.
Pensavo a chi presentarvi oggi, e mentre ci pensavo, mi tornava sempre di più in mente il sogno. Surreale. Certamente non si sarebbe mai potuto realizzare in Italia. Per questo ho deciso di parlarvi di uno Stato, che per primo a livello Europeo e Mondiale, ha riconosciuto essenziali i matrimoni omosessuali.

La legge nei Paesi Bassi ha una lunga storia progressista. Dal 1979, infine, erano riconosciuti diritti minimi su tasse, immigrazione, reversibilità delle pensione ecc. alle coppie dello stesso sesso coabitanti.
La prima legge sulle unioni civili è stata attuata negli anni ’90, giungendo a completezza nel 1997. Nel 1995 si decise di avvicinare l’istituto il più possibile al matrimonio. Nel 1996 gruppi di pressione del movimento gay argomentando che l’unione così come concepita non garantiva l’uguaglianza portò una maggioranza esigua alla Seconda Camera a votare una mozione sul tema. Nel 1997 la commissione sostenne la necessità di potenziare la disciplina giuridica della relazione tra i partner e i figli dell’altro partner.

Le unioni prevedeva quasi tutti gli stessi diritti delle coppie eterosessuali:

  • i partner sono obbligati alla fedeltà, aiuto e reciproca assistenza
  • sono obbligati a condividere la responsabilità per la cura e mantenimento dei minori
  • vi è obbligo di convivenza
  • a meno che non dispongano altrimenti si instaura un rigoroso sistema di comunione universale dei beni
  • sui partner grava reciproco obbligo di mantenimento
  • ogni partner ha il diritto di amministrare i beni che costituiscono il suo apporto alla comunione
  • vi è responsabilità solidale per i debiti contratti in comune
  • vi sono diritti di successione analoghi a quelli del matrimonio
  • i partner possono usare il nome dell’altro

Dal 1º luglio 1999, inoltre, è entrata in vigore una legge danese che autorizza il partner di una coppia registrata ad adottare il figlio dell’altro partner.

Nel 2001 le unioni civili si sono trasformate in matrimonio.

Gli omosessuali non sono banditi dall’arma; esistono addirittura dei corsi obbligatori di sensibilizzazione per i soldati nei confronti dei loro commilitoni gay. Non sono considerate reato neanche le relazioni sadomasochiste. Fra pochissimo sarà il primo paese al mondo ad offrire una assicurazione sulla vita alle persone malate di HIV.  L’unione registrata si scioglie per la morte di uno dei partner, per assenza o scomparsa di uno dei partner o per provvedimento di scioglimento del giudice. In caso di separazione è necessario prevedere l’eventuale corresponsione di alimenti al partner che non avesse risorse sufficienti.

Nei paesi bassi la lotta per uguagliare i diritti Lgbtq sono iniziati nel 1979. Il confronto con il nostro paese è d’obbligo e mi chiedo dov’è che l’Italia sia giunta in tutto questo cammino. Non abbiamo norme che tutelano gli Lgbtq nemmeno dalle aggressioni di omofobia e transfobia. Tutti i paesi membri dell’Unione Europea stanno regolamentando il matrimonio e le adozioni. Tutti quelli intorno a noi. Spagna, Francia, Regno Unito, Portgallo, Germania, Austria, Belgio, Islanda, Svezia, Norvegia, Danimarca, Finlandia, Irlanda, Slovenia, Croazia, Ungheria, Repubblica Ceca e Svizzera hanno il matrimonio o quanto meno le unioni civili. E noi? Gli italiani non riconoscono nemmeno il matrimonio contratto all’esterno. Tra gli anni 1990 e il 2013 quasi tutta l’Europa regolamenta e l’Italia rimane indietro, sempre più indietro in campo di diritti civili. Vergogna!

Non ho ancora un compagno e non sono prossimo al matrimonio, il mio sogno dunque, è pura fantasia…Eppure vorrei che quando sarà, semmai sarà, potesse avvenire in Italia. Vi lascio con due Video che tempo fa mi hanno fatto venir su i brividi, la pelle d’oca per intenderci. Bhè, spero facciano un po’ di effetto anche a tutti voi, cari visitatori. Grazie di essere così numerosi. Quota 500 in 6 giorni! Grazie!

http://www.youtube.com/watch?v=GT4Iz07Kw1E&feature=share&list=PLCn8y46bIuQA1haDsCWMu-PWJjTnEQp1d

http://www.youtube.com/watch?v=fLsYtYNlJG0&feature=share&list=PLCn8y46bIuQA1haDsCWMu-PWJjTnEQp1d

Vi auguro un buon sabato e sì, stasera affogherò l’amarezza al ristorante cinese!

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Tributo #6 Harvey Milk e la Proposition 6

Harvey Milk

« Se una pallottola dovesse entrarmi nel cervello, possa questa infrangere le porte di repressione dietro le quali si nascondono i gay nel Paese »

 

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Classe 1930. Politico statunitense e militante del movimento di liberazione omosessuale. Fu il primo componente delle istituzioni statunitensi apertamente gay.
Fu assassinato insieme al sindaco di San Francisco, George Moscone da Dan White. Barack Obama, nel 2009, ha conferito alla memoria di Milk la massima decorazione degli USA, la Presidential Medal of Freedon, per il contributo per i diritti dei gay.

Oggi mi sono svegliato strano. Senza una particolar voglia se non quella di mangiare gelato. Nel frattempo pensavo a chi presentarvi e la mia scelta era compiuta, ma la mia inettitudine, mi hanno spinto a ricercare qualcun altro, qualcuno di più combattivo, che mi desse quel minimo per impugnare il resto della giornata e farne qualcosa.

Non ho conosciuto Harvey Milk prima del 2009, quando Gus Van Sant non decise di produrre un film sulla vita di Harvey, interpretato dal magnifico Sean Penn, che ha ricevuto anche un premio Oscar come miglior attore protagonista. Per chi non l’avesse ancora visto…Lo consiglio sì.

Harvey Bernard Milk, è stato uno di quegli uomini che io definisco con gli attributi. Dopo gli studi entrò in marina e lì è stato vittima di violenze per la sua sessualità. Fu congedato, per sua fortuna, e decise di trasferirsi a San Francisco. Lì, si stabilì insieme al suo compagno Scott Smith ed aprirono insieme un negozio di fotografia nel quartiere più gay di San Francisco, il quartiere di Castro. Le doti di Harvey subito si fecero notare e fondò la Castro Valley Association, diventando il portavoce per gli interessi del quartiere. Dopo diversi tentativi di candidatura falliti, Harvey era ormai ben noto ai cittadini, tanto che fu soprannominato “sindaco di Castro Street”.

Riuscì a farsi eleggere consigliere comunale, diventando così il primo cittadino apertamente gay eletto, in una delle città più grandi del USA.

Si è battuto affinché fossero approvate legge per i diritti dei gay. La più nota è la battaglia contro la Proposition 6, che avrebbe permesso il licenziamento degli insegnati dichiaratamente omosessuali, solo per la loro identità sessuale. Milk, fu così tenace, così duro e al tempo stesso persuasivo che nel 1978 la Proposition 6 fu completamente rigettata dai californiani. Nel Novembre dello stesso anno Dan White ex-consigliere, si intrufolo nel palazzo comunale, con l’intento di farsi riassumere. Il sindaco Moscone gli si oppose, in quanto l’uomo era troppo violento e troppo discriminante nei confronti della comunità gay. Dan White sparo al sindaco e a Harvey Milk.

Una cosa che ho sempre pensato e che di tanto in tanto mi torna in mente, è come si fa a diventare persone così. Quanta dose di carisma devi possedere? Ad ogni modo il mio tributo ad Harvey è chiaro a tutti. Harvey si è battuto per ciò che credeva, è riuscito con i mezzi più popolari ad arrivare ai suoi obiettivi e a far comprendere ai cittadini californiani, l’assurdità di alcune Proposition! Non ultima, sempre dalla California la Proposition 8! La smettiamo Californiani?

Ero certo che rileggere notizie su Harvey mi avrebbe dato la carica necessaria per farne qualcosa della mia giornata, quindi ora mi vesto, uscirò di casa e andrò a comprare una vaschetta di gelato… Mi consigliate affogato al cioccolato o all’amarena?

Baci e a presto!

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Tributo #5 Cynthia Nixon tra cancro e diritti lgbtq, Sex and the City

Cynthia Nixon

 

 

The 61st Annual Golden Globe Awards - HBO Party

Classe 1966. Cynthia Ellen Nixon è un attrice statunitense, nota per il ruolo di Miranda Hobbes nella serie tv Sex and the City.
Nel corso della sua carriera ha vinto diversi premi tra cui: 2 Screen Actors Guild Awards, 2 Emmy, un Tony, un Grammy e un GLAAD media Awards e ha ricevuto 5 nomination ai Golden Globe.

Cynthia alias Miranda Hobbes è tra quelle donne che non possono mancare nel mio blog.
Sex and the City è stato ed è tutt’ora un cult. Iniziò nel 1998, quando io avevo appena 10 anni e lo ricordo poco, ma la sua incessante popolarità, mi ha condotto qualche anno più tardi a guardarlo, riguardarlo e guardarlo ancora, quando in tv viene trasmesso.
Popolare per l’impatto che i temi trattati hanno avuto. Quattro donne con le loro vite, le loro storie. Quattro donne che parlano di sesso con gli uomini, finalmente! Perché si sa che gli uomini si confidano per qualsiasi conquista, mentre le donne sono quelle riservate. Stereotipi, forse. Moda, stile, sesso, figli, uomini, un inno alla vita femminile delle New Yorkesi. Amiche che tutti vorremmo avere, ma che forse già abbiamo.
Sex and the City è storia e Cynthia è protagonista di tale successo.

Vi starete chiedendo se ho introdotto Cynthia Nixon solo per parlarvi di Sex and the City e credetemi, sono tentato nel farlo. OK! Vi riporto solo due scenette, che mi lasciarono per dieci secondi a bocca aperta e poi, per un paio di minuti a sbellicarmi di risate sul divano.
“Sanno costruire il motore di un jet, ma quando si tratta di donne…Che c’è di misterioso? E’ un clitoride non la sfinge!” (Miranda)
“Fare pompini non è da sottomesse, è vero che stai in ginocchio, però tieni l’uomo per le palle!” (Samantha)

Tornando a Cynthia, scrivo di lei, perché oltre ad essere la coprotagonista di questa serie, che reputo un manifesto del femminismo occidentale e capitalista, Cynthia è anche una guerriera.

Ha sconfitto il cancro al seno, dramma che colpisce così tante donne, tanto che è voluta diventare portavoce della fondazione Susan G. Komen, riuscendo anche ad ottenere che un’emittente nazionale statunitense, mandasse in onda un programma per sensibilizzare le donne alla prevenzione e alla lotta al cancro. Inoltre ha accettato d’interpretare il ruolo teatrale in WIT, in cui ha indossato i panni di una dottoressa malata allo stadio terminale.

Cynthia è anche lesbica ed è stata fidanzata per anni con la sua attuale moglie Christine Marinoni. Ha intrapreso una battaglia contro il divieto in Florida, non più vigente, che proibiva alle coppie omosessuali di adottare, affiancando tre leader politici, Ileana Ros-Lehtinen, Nan Rich e Mary Brandeburg e l’ACLU, American Civil Liberties Union’s.

Si è battuta anche nello stato di New York, affinché fossero riconosciute le nozze omosessuali, possibili dal 2013. Dal palco del Marriage Equality Rally, Cynthia urlò:
“Potremmo andare in Canada, in Connecticut o persino nell’Iowa. Ma non lo faremo. Vogliamo sposarci qui, a New York City, dove viviamo, dove vivono i nostri figli e dove i nostri amici possono venire a farci gli auguri,”

A Perez Hilton, disse: “Sono stata sia etero, sia gay. Meglio gay.” Questa frase ha fatto discutere e non ha mai voluto ritrattare, puntando sul suo percorso personale e sul fatto che la sua è stata una scelta.
Scegliere probabilmente significa essere arrivata a prenderne finalmente coscienza.

Cynthia è una gran donna e merita la mia stima…Fino a prova contraria.

Vi lascio, perché nel momento in cui sto scrivendo, stanno per trasmettere un episodio di Sex and the City.

@Katia forse si divertirà a leggere questo pezzo…o forse no!

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Tributo #4 Oscar Wilde e la battaglia lgbtq

Oscar Wilde

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Classe 1854. E’ stato un poeta, aforista, scrittore, drammaturgo, giornalista e saggista irlandese. Autore dalla scrittura apparentemente semplice e spontanea, ma sostanzialmente molto ricercata, con uno stile talora impertinente con il quale voleva risvegliare l’attenzione dei suoi lettori e invitarli alla riflessione. L’episodio più notevole della sua vita, fu il processo e la condanna a due anni di prigione per avere violato la legge penale che codificava le regole morali in materia sessuale.

E’ considerato uno dei maggiori esponenti dell’800, lui ha scritto tanto e tanto è stato scritto su di lui. Tra le opere più celebri, Il ritratto di Dorian Gray, Il ventaglio di Lady Windermere, L’importanza di chiamarsi Ernesto, Il fantasma di Canterville e moltissimi altri.

Una cara amica mi ha chiesto di scrivere di Oscar Wilde. Chi non lo conosce? Chiunque abbia mai chiesto consiglio su un libro da leggere, non può negare che tra le proposte vi fosse il “Ritratto di Dorian Gray”.

Oscar Wilde è un mito letterario, uno di quelli che con i loro scritti e la loro vita si sono resi intramontabili.
Ricordo di aver letto Dorian Gray, dopo che al liceo, la mia docente d’inglese ci fece leggere alcuni estratti del libro. Quelle pagine ambigue sul protagonista avevano acceso in me una curiosità tale da voler sapere tutto su Dorian, tutto su Oscar. Mi sentivo rincuorato dal fatto che un autore dalla fama come la sua, fosse omosessuale. Accreditare la causa LGBTQ con il suo nome era per me, fonte di conforto.
Mi viene da dire, però, che Oscar Wilde è come il testimonial di un profumo. Avete presente Marilyn Monroe e le sue 2 gocce di Chanel #5? Ecco è così che Wilde è diventato per la cultura popolare omosessuale e non solo.
Le mie ricerche sulla sua biografia, sulla sua vita, mi hanno lasciato perplesso. Non sto negando la sua autorità letteraria, anzi, ringrazio i signori Wilde per aver donato al mondo un tale genio.

Ricordate nel 2009 a San Remo, Benigni che lesse un estratto di una sua lettera carceraria, il de Profundis? Mai come nel 2009, in Italia, Wilde è stato testimonial dell’amore omosessuale. Quelle parole struggenti per Bosie “Alfred Douglas”, il suo amato, hanno toccato il cuore di tanti, da meritare una standig ovation all’Ariston,

Oscar come il suo Dorian era un dissipatore, eccentrico, ricercatore di bellezza dubbia, eclettico. Finì in carcere, perché alla sua epoca la Criminal Law Amendment Act, prevedeva la galera per chi praticava l’omosessualità.
E’ bello poter avere in letteratura un autore così grande, che decanta il suo amore per il suo amato Alfred.
E’ comodo però, ricordarsi solo del bello.
Oscar era sposato con Costance Lloyd, aveva due figli, Cyril e Vyvyan. Oscar, benché quasi quarantenne aveva il piacere di sollazzarsi con giovani 17enni prostituti. Nell’ormai celebre de Profundis, se Benigni l’avesse letto tutto, avrebbe dovuto pronunciare anche questo:

“Ci incontravamo solo nel fango.”
“Mi rimprovero soprattutto per la completa depravazione etica a cui ti permisi di trascinarmi.”
“La mia perversione morale è dovuta al fatto che mio padre non mi permise di diventare cattolico.”

Oscar non si è battuto per la causa lgbtq, Oscar era anche un uomo che ha compiuto gesti opinabili, ma che riguardano la sua vita.
L’immagine di Oscar Wilde come esponente della causa, non c’è.
La sua grandezza letteraria, che coincide con la sua vita privata è frutto di una distorsione. Oscar era piuttosto un bisessuale, ha amato Alfred, anche dopo la prigionia, ma è grande per il suo disarmante talento letterario, non perché fosse omosessuale.
Potrei essere accusato di andar contro l’opinione comune, ma talvolta la pubblica opinione ha bisogno di qualcuno che le remi contro.
Ho accettato l’invito di Martina Borrelli a esprimermi su Oscar in questo blog, perché Oscar sebbene tutto è patrimonio di tutti ed è compagno della comunità lgbtq del passato, ma l’impegno del mio blog è quello di parlavi di donne e uomini che si sono battuti per la causa femminista, omosessuale e transessuale. Amo Wilde, ma in lui non riconosco la battaglia, se non l’atroce sofferenza patita in galera per il suo amore.

Non conosco un modo più piacevole per salutarvi se non con un suo aforisma e vi invito a continuare a leggermi se vi fa piacere.

“In ogni istante della nostra vita siamo ciò che saremo non meno di ciò che siamo stati.”

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Tributo #3 Evelyn Hooker

Evelyn Hooker

 

 

 

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Classe 1907. Evelyn Hooker era una psicologa statunitense. Ha condotto numerosi studi psicologi, ma la fama mondiale è giunta con lo studio rivoluzionario: “The adjustment of the male overt homosexual” – “L’adattamento psicologico del maschio omosessuale dichiarato”.

Evelyn Hooker somministrò test psicologi a gruppi di omosessuali ed eterosessuali, ponendo poi i risultati al controllo di periti ed esperti del settore, i quali basandosi solo dai risultati dei test, senza conoscere dunque i soggetti, non riuscirono a individuare chi fosse omosessuale e chi eterosessuale. L’esperimento fu ripetuto più volte, anche da altri ricercatori e il risultato finale, fu che gli omosessuali non sono meno psicologicamente adattati del resto della popolazione, come invece sosteneva la dottrina psicologica e psichiatrica dell’epoca, che classificava l’omosessualità come malattia mentale. La scelta omosessuale, sbandierata dalla scienza dell’epoca, non era dunque frutto di una capacità di giudizio intaccata da una malattia mentale.

La dottoressa Evalyn, dimostrò uno dei grandi errori della scienza del suo tempo, che studiava solo casi clinici, cioè persone omosessuali disturbate psicologicamente. La novità della Hooker fu quella di mostrare come gli omosessuali sani, che si accettavano come tali, fossero privi di problemi clinici, pari agli eterosessuali. Hooker ha rivoluzionato la mentalità dell’epoca.

Il dibattito che derivò da questo studio, portò nel 1973 l’American Psychiatric Association a cancellare l’omosessualità dalla lista di malattie mentali. Tale decisioni fu seguita a ruota da tutti tanti Paesi.

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A molti il nome di Evelyn Hooker potrebbe risultare totalmente nuovo, altri invece, possono aver avuto anche la fortuna di leggere le pagine del suo studio.
Ricordo qualche anno fa, provai a cercarlo senza riuscirci. Alla fine ne trovai un estratto su una vecchia rivista di una biblioteca comunale. Ricordo che pensai al suo volto, a come una donna tra gli anni ’40 e ’50, benché negli Stati Uniti, si fosse schierata per una volta in difesa di qualcuno. Mi chiedo come le sia venuta in mente quest’idea. In questo momento fantastico e penso a lei seduta in un bar, insieme a degli amici tra cui qualche gay o una lesbica o a un trans. Magari un suo amico intimo. Lei che lo osserva. Lo vede ridere, scherzare, chiacchierare. Magari si è acceso una sigaretta e le ha confidato che ha perso la testa per il marito della sua vicina, che nel frattempo gli fa delle avances. Magari ha pianto e lei lo ha consolato. Avranno dormito insieme ascoltando un LP  o un film in bianco e nero. Lei lo avrò guardato dormire e forse avrà pensato che la scienza, la psicologia nella quale era un dottore, riteneva quell’amico che sognava accanto a lei, un malato, un pazzo, un deviato.

 Persone che per decenni sono state considerate malate, persone disturbate. La medicina ha svolto ricerche sugli omosessuali, ma ciò che è peggio, è che ha svolto esperimenti, trattando persone sanissime come degli squilibrati. Numerose sono le notizie che ho letto in merito. Elettroshock, visione di film a sfondo eterosessuale, prestazioni forzate con prostitute e tanto altro ancora. Omosessuali ripudiati ed emarginati, omosessuali finiti in campi di concentramento perché d’ostacolo al benessere della razza. 150mila è la stima ritenuta ufficiale di omosessuali dalla stella rosa finiti in quell’incubo.

La comunità LGBTQ dovrebbe onorare Evelyn Hooker, dovrebbe onorare la sua memoria, chiedere con forza ai governi di innalzare sempre più la sua memoria. Abbiamo piazze in memoria di grandi e di chi, grande non lo è stato… Chiedere di intitolarle una via? Via Evelyn? Suonerebbe anche bene.

Evelyn Hooker nel 1957 ha rivoluzionato non solo la sua epoca, ma ha rivoluzionato anche le epoche a venire fino ad oggi, benché siano pochi decenni. La dottoressa Hooker dovrebbe essere ricordata più spesso, i suoi test scientifici dovrebbero essere sbattuti sotto al naso di chi crede ancora che l’omosessualità sia una malattia dalla quale poter guarire. La sua tesi dovrebbe essere affissa non solo fuori la chiesa di Wittemberg, ma fuori ogni chiesa che discrimina, fuori ogni istituzione parapsicologica o pseudo religiosa che professa la guarigione. Dovrebbe essere inviata a gran copie ai governi che condannano a morte l’omosessualità, la puniscono con la galera, la perseguono legalmente. Dovrebbero leggerla quei capi di stato, come l’uomo che in un paese che tende a occidentalizzarsi a uscir fuori dalla sua nicchia, firma una legge che proibisce la propaganda omosessuale.

Non ci sono parole per ringraziare Evelyn. Una donna che in nome della scienza ha fatto tanto per la comunità LGBTQ.

Grazie Evelyn per la tua ricerca. Grazie per esserti accorta dell’adattamento psicologico del maschio omosessuale dichiarato.

Grazie.

 

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Tributo #2 Virginia Woolf

Adeline Virginia Woolf

 

 

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Classe 1882. Adeline Virginia Woolf, non è stata una semplice scrittrice, ma anche una grande attivista britannica. Impegnata attivamente nella lotta per la parità tra i sessi. Le sue opere sono di fama mondiale e classifiche letterarie di tutto mondo consigliano almeno uno dei suoi scritti. Virginia, come prescriveva la regola educativa vittoriana, non fu concesso di frequentare alcun istituto scolastico. La madre si premurò di darle direttamente o indirettamente lezioni di latino e francese, ed il padre le consentì sempre di leggere i libri che teneva nella biblioteca del suo studio.

Le opere della Woolf sono decine ed elencarle o parlarne di tutte, sarebbe qui impensabile. Inutile sarebbe anche analizzare il suo stile, il suo pensiero tutto per intero, lascio il compito a studiosi e ai libri di letteratura.

Voglio invece, raccontarvi la mia esperienza con Virginia Woolf.
Ricordo la prima volta che mi ritrovai davanti ad un brano scelto, sulla letteratura inglese, durante i miei anni di Liceo. Il passo era un estratto di Gita al faro. Ricordo la mia noia e il mio snobbarla, cosa che probabilmente ho fatto con tantissimi altri, pentendomene in seguito. Successivamente, quando ho scoperto il piacere della lettura, mi sono sempre ripromesso di comprare un suo libro, ma ogni volta vorrei portarne a casa sempre così tanti, da essermi dimenticato di lei.
Lunedì scorso invece, mi ritrovai in una piccola cartolibreria del mio piccolo paese. Ero lì per comprare dei quaderni e mentre attendevo mi servissero, mi sono imbattuto in una serie di libricini. Nomi su nomi, grandi nomi direi. La Newton Compton ha fatto sì che acquistassi 5 classici a soli 0,99 centesimi l’uno. Edizioni integrali. C’era anche Virginia e questa volta ho lasciato cadere Conan Doyle e ho scelto lei. Mi ha colpito questa copertina rosa shock, questo specchio e questo titolo. “Una stanza tutta per sé”. L’ho letto tutto d’un fiato. Divorandolo letteralmente. Virginia Woolf mi ha colpito. Mi è piaciuta. Vorrei averla conosciuta prima.
Perché ho scelto lei come secondo tributo? Perché forse proprio lei potrebbe essere alla base di questo blog.
Vi riporto alcune frasi che trovo così incredibilmente adatte:
“Le nostre madri che trovavano difficile mettere insieme 30mila sterline, le nostre madri che partorivano 13 figli a un pastore protestante di St. Andrew.”
“Perché gli uomini bevono vino e le donne acqua? Perché un sesso era cosi prospero e l’altro così povero.”
“Avete idea di quanti libri si scrivono sulle donne in un anno? Avete idea di quanti sono scritti da uomini? Sapete di essere l’animale più discusso dell’universo?”

Virginia si è scagliata anch’ella contro quei professori accademici, che hanno proibito alla donna di emanciparsi. Si è scagliata contro la società patriarcale. La donna lavora, ma quel che guadagna lo riserva al marito. La donna svolge lavori che non le piacciono, ma deve sorridere e ringraziare. La donna non può entrare nelle scuole o nelle università. Virginia ha lottato affinché la condizione delle donne, non cambiasse solo in Inghilterra, ma in tutto il mondo.
Le sue opere, i suoi saggi, dovrebbero essere non consigliati, ma di culto nelle scuole e soprattutto per le donne di oggi e del domani.
Virginia Woolf ha centrato quasi cento anni fa, il nocciolo della questione. L’uomo, il professore come lei lo appella, è arrabbiato sebbene abbia prestigio, potere, guadagno e possibilità. Gli uomini sono arrabbiati perché riconoscono nella donna, nella metà della popolazione mondiale, la superiorità. Gli uomini ogni giorno, appena aprono gli occhi, devono specchiarsi in donne, in donne che possono essere superiori a loro e il loro modo di sopraffarle è schiacciarle, ridicolizzarle, inculcando nella testa di tutti che la donna è piccola, è instabile, è sentimentale, è sciocca, è oca giuliva, è casalinga, è madre, è serva degli uomini.
NO! La donna può certamente essere donna, madre, sorella, amica e moglie, ma la donna può essere anche tanto altro. Quando ci libereremo dalla concezione che vede la casa, la famiglia fondata sulle spalle dell’uomo?
Le donne quando capiranno di avere un potenziale, un fatturato celebrale pari a quello degli uomini?
Le lotte per il voto, l’aborto assistito, la cassa pensionistica, il divorzio e quant’altro, non sono storia da ricordare come eventi lontani, del passato. La lotta deve iniziare ogni giorno. La lotta deve insinuarsi in ogni luogo in cui il sesso maschile tende a schiacciare per il retaggio culturale patriarcale.

Viva Virginia Woolf.
Viva le donne.

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Tributo #1 Margherita Hack e la sua violenza

Margherita Hack.

Hack2 Il nome di questa donna potrebbe risultare scontato e banale, date le drammatiche circostanze degli ultimi giorni. Eppure per il mio primo tributo, non posso che rifarmi a una donna che racchiude in sé tutti quei valori su cui sto formando la mia vita.

Classe 1922. Ha donato la sua vita all’astrofisica, portando l’eccellenza italiana a livello mondiale. Si potrebbe discutere su tutto ciò che ha studiato, scoperto, analizzato e scritto in quest’ambito. Si è battuta affinché la scienza e la cultura fossero difese, in un paese che potrebbe vivere di sola scienza e di sola cultura.
Ha sostenuto con orgoglio il suo diritto ad essere Atea. Convinta che l’etica non derivasse dalla religione, ma da “principi di coscienza” che permettono a chiunque di avere una visione laica della vita, ovvero rispettosa del prossimo, della sua individualità e della sua libertà.

Il suo sostegno è andato anche alla comunità LGBTQ, che nel 2010 l’ha voluta premiare come personaggio gay dell’anno e in quell’occasione dichiarò a gran voce, quello che tantissime altre persone, non solo italiani, pensano: << Da parte di altri paesi è certamente un segno di civiltà. Noi invece siamo un paese arretrato, che non sa cos’è il rispetto della libertà. Il Vaticano è certamente un deterrente che influenza la classe politica, ma la politica non è libera e non ha il coraggio di reagire. E se non reagisce questo significa che è più bacchettona della Chiesa e non sa cos’è il rispetto della libertà altrui».

In questi giorni il suo nome è comparso spesso, troppo spesso sui giornali e in televisione. Tutti a commemorarne la morte. “Si è spenta una stella.” “Starà discutendo con dio convincendolo a diventare ateo.” “La via del firmamento la conosce già.” Tante parole, tante metafore, tante analogie.Eppure ciò che mi è rimasto impresso in questi giorni è stato l’intervento di un qualcuno, di cui non ricordo nemmeno il volto, ma solo la voce…Stavo preparandomi un saltimbocca e affettare la mozzarella mi ha distratto. Ho ascoltato bene però e voglio condividerlo con voi.

“Una volta le chiesi se fosse mai stata discriminata nel suo lavoro per il fatto di essere donna. Lei mi risposte di Sì…E come ha reagito?”

Qui le parole della Hack mi hanno colpito. Il tizio le ha riportate con un’imitazione poco riuscita della sua voce…

“Con VIOLENZA!”

Ecco la violenza. Esiste una violenza buona. Me la immagino Margherita Hack che si ribella ai dottori di scienza che volevano osteggiarla, intimoriti che una gonna potesse soffiare loro il posto di prestigio. Violenza. Ha reagito con Violenza. La stessa violenza che vorrei avessero più persone, più donne, più gay, più lesbiche, più trans a rivendicare il loro posto, perché degni di possederlo, non per quello che appaiono, ma per quello che sanno.

Margherita Hack, sarà un ricordo. E ti svelo un mio rimorso. L’anno scorso in una libreria, avevo deciso di spendere  30 euro in libri da leggere. Come mio solito, inizio ad accumulare tra le mani pile di libri, che vorrei tutti,  ma necessitavo di una cernita. Trovai un tuo libro. C’eri tu sul retro, con il tuo caschetto misto bianco e il tuo sorriso. Ti ho riposta sullo scaffale, preferendo Oriana Fallaci a te. Mi spiace.

Ti lascio il mio saluto con “violenza”!

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Presentazioni

Che bisogno c’è di mettere in rete un altro blog! A cosa serve? Di cosa vorresti parlare? Chi dovrebbe mai leggere? Troppe domande, se volessi rispondere solo a quelle formulate, finirei con il cliccare sulla X rossa di chiusura e manderei tutto al diavolo. Voglio, invece, darmi una possibilità, sfidare me stesso sul portare avanti un obiettivo. Ecco, voglio provarci.

Non costringerò nessuno a leggere ciò che scrivo. Talvolta potrei andar contro l’opinione di alcuni, altre volte contro quella di altri, l’ammonimento che posso dare ai miei futuri lettori, se mai ci saranno, è quello di chiudere immediatamente questo blog se vi sentirete offesi, indispettiti o solo rammaricati da ciò che leggerete. Non mi prolungherò ancora per molto, anzi ho intenzione di stoppare qui l’introduzione. Great Women&Gay nasce con il desiderio di ricordare qualcuno, l’esempio di persone che mi hanno dato tanto indirettamente…Attraverso loro potreste scorgere una parte di me…Oppure no.

Baci.

 

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